Cos’è l’insufflaggio e quali sono i vantaggi rispetto al cappotto
Col termine insufflaggio si intende una particolare tecnica di isolamento dell’edificio, inizialmente diffusasi in Nord Europa e in America prima di giungere sino in Italia.
Strettamente collegato al concetto di insufflaggio è un secondo concetto, quello di intercapedine che – in ambito edile – va ad identificare lo spazio vuoto compreso tra due elementi verticali (mura) o orizzontali (tetto), troppo piccolo per poter essere abitato ma utilizzabile per scopi tecnici o strutturali.
Le tipologie di intercapedine
Nella seconda metà del Novecento, in Italia, gli edifici venivano per lo più costruiti con – tra i muri perimetrali – un’intercapedine d’aria: erano i cosiddetti muri “a cassa vuota”. Perché? Perché la volontà era quella di coibentarli con l’elemento più funzionale presente in natura: l’aria, per l’appunto.
L’intercapedine muraria è infatti una sorta di camera d’aria, che incrementa la coibenza termica della tamponatura esterna e aumenta l’isolamento acustico. È dunque, questo, il modo più economico per opporre una barriera alla trasmissione del calore da un ambiente all’altro o tra l’interno e l’esterno, ma è necessario che tra le due pareti non vi sia una distanza maggiore di 5 centimetri, onde evitare la creazione di moti convettivi che velocizzerebbero lo scambio termico.
Oltre alle intercapedini murarie, e dunque verticali, ci sono poi le intercapedini orizzontali: i sottotetti possono infatti evitare la trasmissione d’energia solare ai locali dell’ultimo piano, o possono ospitare le tubature. C’è poi l’intercapedine che spesso viene realizzata per proteggere il pavimento del piano più basso, quando posa direttamente sul terreno: ma, più che di intercapedine vera e propria, si parla in questo caso di vespaio.
Altre due tipologie di intercapedini sono quella ventilata e quella tecnologica. La prima serve a eliminare la trasmissione dell’umidità tra una parete e l’altra, ma non ha funzione di isolamento termico né di isolamento acustico; l’intercapedine tecnologica, invece, è una sorta di tunnel che ospita le tubature, che permette di raggiungere spazi tecnici altrimenti inaccessibili perché interrati e che – volendo – può anche essere ventilata.
L’insufflaggio può essere realizzato tanto nelle intercapedini murarie quanto in quelle orizzontali, ed è un’efficace pratica di isolamento. Quali materiali vengono inseriti, nello spazio tra le pareti (o isolare il sottotetto)? Tipicamente, il poliuretano espanso, la fibra di cellulosa, la lana di vetro in fiocchi. Meno diffusi sono l’EPS con grafite, la vermiculite, le fibre di legno e il sughero granulare. Solamente un esperto sarà in grado di indicare il giusto materiale per la specifica situazione.
Come avviene l’insufflaggio
Attraverso l’insufflaggio si va a riempire l’intercapedine con prodotti isolanti ad alta efficienza termica, eliminando le dispersioni termiche e regalando così un immediato comfort e un notevole risparmio nelle spese energetiche.
Può essere realizzato, l’insufflaggio, sia all’interno di un’abitazione che all’esterno: se l’abitazione dovrà essere poi imbiancata, meglio eseguirlo dall’interno, se dovrà essere ritinteggiata nella facciata meglio eseguirlo dall’esterno.
Si può eseguire l’insufflaggio sia in una casa abitata che in una casa in fase di ristrutturazione, con l’immediata abitabilità alla fine dei lavori. E, il tempo d’esecuzione per un appartamento di medie dimensioni (circa 100 metri quadrati), può essere anche di un solo giorno se si utilizzano le schiume isolanti.
Insufflaggio o cappotto termico?
A differenza dell’insufflaggio, il cappotto termico prevede la l’applicazione di un rivestimento tipicamente sulla facciata esterna di una parete: si tratta di una tecnica molto utilizzata soprattutto nelle case in fase di costruzione o di ristrutturazione, ma non è necessario che la casa venga lasciata dai suoi inquilini.
Nell’isolamento a cappotto, per quanto riguarda i muri esterni, non c’è limite allo spessore dei pannelli isolanti; l’isolamento interno è invece meno utilizzato perché, sebbene più economico, è considerato meno efficace e riduce le dimensioni dell’ambiente. Cosa si utilizza per l’isolamento a cappotto? Pannelli di cartongesso già dotati di isolamento, oppure lana minerale, fibra di legno, sughero, schiume minerali, polistierene espanso sinterizzato (EPS), polistirene estruso (XPS), poliuretano, pannelli in Aerogel.
Entrambi i metodi, isolamento a cappotto e insufflaggio, hanno i loro pro e i loro contro. Il primo permette di ridurre in ponti termici in modo efficace ma ha elevati costi di realizzazione, lunghi tempi di lavoro e necessita di un ponteggio, della modifica a soglie e davanzali (se eseguito esternamente) e del consenso in caso si abiti in un condominio.
Se eseguito internamente toglie spazio alla casa e, se non si scelgono materiali ottimamente traspiranti, può creare condense interne. L’insufflaggio è realizzabile facilmente e velocemente, ha costi ridotti, non ruba spazio all’abitazione, mantiene inalterata la traspirabilità dei muri ed elimina le correnti d’aria presenti nelle intercapedini; se non eseguito nel modo giusto, però, può creare ponti termici non corretti.
Ecco dunque che, rivolgersi ad una ditta professionista, diventa fondamentale. Per valutare il singolo edificio, le proprie esigenze, il proprio budget. E per dar vita alla migliore soluzione in termini di comfort abitativo e di risparmio energetico: perché è proprio questo l’obiettivo primario dell’isolamento, isolare un’abitazione (o un qualsiasi altro tipo di edificio) dal punto di vista termico ed acustico.
Hai domande sull’insufflaggio?